Nella seconda metà dell’Ottocento l’imprenditore Carlo Fabbricotti, proprietario di alcune cave a Carrara e di vasti appezzamenti terrieri nella piana di Luni, praticò molteplici scavi nella zona dell’antica colonia romana. Il figlio Carlo Andrea ha lasciato un dattiloscritto con il racconto della nascita della collezione archeologica del padre, da lui sistemata in seguito nel museo privato di Carrara, nella villa del “Colombarotto”: “io sentii il dovere di rendere omaggio alla Sua memoria e al tempo stesso di fare cosa non vana per la storia del mio paese, riordinando e possibilmente aumentando la nostra raccolta”.
Gli scavi praticati erano effettivamente degli sterri, rivolti non tanto a comprendere la storia della città romana o a mettere in luce le antiche strutture edilizie, quanto alla raccolta dei marmi romani più finemente lavorati e di altri reperti significativi. A partire dal 1904 le leggi di tutela impedirono ai Fabbricotti di effettuare ulteriori scavi, e in seguito lo scoppiare della guerra mondiale non permise a Carlo Andrea di proseguire le sue ricerche e di realizzare l’ambizioso progetto di ordinare in maniera sistematica i reperti in base alla cronologia ed alla provenienza; tuttavia, grazie alla preziosa collaborazione del cugino, il conte Carlo Del Medico riuscì a far confluire nella collezione i mosaici trovati da Podestà nel 1824 e i materiali rinvenuti dal marchese Gropallo insieme a Podestà tra il 1890-98 nella zona della cattedrale dedicata a Santa Maria. Nel 1938, a causa di forti dissesti economici, la famiglia Fabbricotti dovette vendere la collezione ad un consorzio di Enti, tra cui il Comune della Spezia era il maggioritario e, da quel momento, i reperti furono ospitati in diverse sedi fino all’allestimento attuale nel Castello di San Giorgio.